Perchè
  ``Lilliput''?
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Forse tu non lo sai,
non te l'hanno detto mai,
che le cose trasparenti
sono le più resistenti.

Giorgio Gaber

  Difficile scegliere il nome per la BBS, anche perchè questo doveva far trasparire un sacco di cose.
  Come il fatto che fosse una BBS di ``resistenza'', non un servizio impeccabile tale da contrapporsi a internet, ma un piccolo angolo di informazione, una piccola comunità di persone.
  O anche una BBS ``di recupero'', fatta non delle ultime tecnologie di grido, ma usando vecchi computer, pezzi raccolti con la solidarietà di molti, un software che permetta di ottimizzare quel poco che c'è.

  Insomma, una piccola BBS, con poche ambizioni e nessun obiettivo, se non quello, fondamentale, di raccogliere delle persone attorno a se, per costruire una piccola comunità di persone.

  Come meglio rappresentare tutte queste cose se non riportando per intero il testo della conferenza che Alex Zanotelli ha dato alla cooperativa ``Il Seme'' di Bergamo, testo da cui è tratta l'idea (suggeritami come una illuminazione da Laura Piani) di questo nome.


La fionda di Davide

Dai sotterranei della storia al sogno di Dio
(Incontro testimonianza con padre Alex Zanotelli)

  1. Kalì
  2. La fionda di Davide
  3. Il sogno di Dio nelle mani di un uomo
  4. Il programma di Mosè
  5. Ritorno all'opulenza
  6. La resistenza alle Bestie
  7. La nonviolenza: una verità evangelica
  8. Il sogno oggi
  9. Globalizzazione
  10. Le vittime degli aggiustamenti strutturali
  11. La nostra bestia
  12. Globalizzazione: gli effetti
  13. Cosa possiamo fare?
  14. Il sistema lillipuziano
  15. La dispersione di forze in Italia
  16. Banca Etica: un esempio
  17. Resistenza
  18. La speranza è nella società civile
  19. Fuori dal mercato non c'è salvezza

Ringrazio per questo invito, anche se mi è costato accettarlo e penso che costi soprattutto a mia madre, che ho lasciato sola. Ero a casa solo due o tre giorni per stare insieme a lei, ma ho sentito il bisogno, davvero, di accettare questo invito, per l'amicizia che mi lega al Seme, fin dalla prima volta che vi ho incontrato qui a Bergamo. Da quel giorno è iniziata una amicizia molto bella, tanto che alcuni di voi sono venuti a trovarmi a Korogocho. Si è creato un senso di amicizia che ritengo molto importante e che mi ha spinto anche ad intervenire a proposito della questione fra la vostra Cooperativa e CTM. Ritengo infatti estremamente importante il tipo di lavoro che state svolgendo qui sul territorio, e che mi ha fatto ricredere anche su Bergamo, dove io pensavo non ci fosse nulla di "sovversivo" ed "alternativo".

Penso che sia bello vedere nascere questa base: io, stasera, sono qui per questo ma anche per dirvi "grazie" perché vi sento vicini. Se c'è una cosa che ho sentito moltissimo a Korogocho, dove negli ultimi tempi la situazione è diventata gravissima, è stato proprio il senso di essere abitato dalla gente; è la sensazione di sentire persone presenti dentro di me.

Molta gente mi chiede se non sento la solitudine senza una donna, ma in realtà io cerco la solitudine: ne sono talmente abitato che non riesco a sentirmi solo.

Ed ancora voglio ringraziarvi perché vi sento presenti. Ho nel cuore in particolare l'esperienza fatta con voi del Seme sulla lettura dell'Apocalisse, in cui ho potuto stare insieme a voi e passare una giornata molto bella. Stasera parlo a nome mio ma anche a nome di Padre Antonio, che vive con me, e dei quattro laici, Simonetta, Maurizia, Carlo, Michela: loro mi hanno spinto a partire, anche se io non volevo; ho fatto insomma di tutto per non venire finché alla fine Padre Gianni è venuto a prendermi per portami in Italia. Mi dispiace, e un po' me ne pento, perché non so cosa verrà fuori da questo viaggio: spero comunque qualcosa di utile.

Kalì

Vorrei cominciare con voi questa assemblea come facciamo a Korogocho quando iniziamo la solenne celebrazione della domenica che dura tre ore: vi inviterei a guardarvi in volto e a dirvi "Kalì", che in swaili vuol dire "benvenuto fratello, benvenuto sorella"..
Vedete subito come si fa presto a sciogliere il ghiaccio lombardo!
Io vorrei che questo incontro fosse un incontro fra amici che cercano di riflettere e di ragionare, anche con il cuore, per vedere di trovare la gioia anche nello stare insieme. Penso al Signore Gesù, quel povero Cristo, che veniva chiamato un "mangione": gli piaceva stare con la gente, gioire. Penso che questa sia una caratteristica fondamentale da recuperare quando ci ritroviamo insieme: il senso della gioia e della festa.
Questa sera sono qui per presentare questo libro, e ringrazio sinceramente "Il Seme" e gli amici che l'hanno preparato. Voglio ringraziare anche gli amici di "ALFAzeta". Ricordo in proposito un particolare di un giorno molto duro per me. Era il 1986, all'Arena sul Sudafrica. Io ero stato già "bollato" da Nigrizia, avevo appena fatto la conferenza stampa - un periodo molto duro per me - in cui mi avevano dedicato il libro che avevano scritto allora su "Banche e Sudafrica". Me l'avevano dedicato come sostegno alla battaglia che stavo facendo. Era un periodo quello in cui accettavo tutti i regali, non tanto per me, ma per la causa. Oggi non riesco più ad accettare nulla perché mi sembra una presa in giro colossale, ma in quel momento mi sembravano importanti. E' stata dunque una lunga relazione che è andata avanti lungo questi anni e che trovo davvero bella. E' il mistero della vita. Non chiedetemi troppe cose sulla mia fede, perché più vado avanti e sempre meno ci capisco. Ma sento una cosa, che è molto importante: sento che c'è un mistero che ci avvolge tutti, e che la vita è fatta di questi incontri che sembrano tutti casuali: poi alla fine scopri che c'è qualcuno che deve tirare quelle fila perché sembra proprio che avvengano nel momento giusto. E lì c'è il mistero.
Anche il viaggio stesso per giungere qui in cui buona parte delle notti le ho passate pregando oppure leggendo con calma il mistero della riconciliazione . Momenti belli che sembrano arrivare per caso, ed invece scopri che alla fine non esiste il caso. Penso che anche questa serata debba essere collocata in questo contesto, quello del mistero.

La fionda di Davide

Vorrei ricordarvi che "La fionda di Davide" è un titolo bello ma anche pericoloso. La fionda di Davide è il termine biblico dello scontro tra il Golia e Davide, armato solo di fionda.
E' vero, Davide sconfigge Golia: il problema è che lo ammazza.
Noi non siamo qui per ammazzare nessuno, tantomeno vorremmo ammazzare il sistema che abbiamo fra le mani perché io sono convinto che non ne abbiamo un altro. E finché non avremo un altro sistema è inutile stare qui a sognare o a pensare ad altro. Il nuovo deve nascere dal basso. In maniera nonviolenta.
Di questo rimango sempre più convinto.
Vi chiederei di non demonizzare nulla. Abbiamo bisogno di strutture, di economia, di tutto. Il problema è che queste strutture economiche od altro sono "demoniache". Perché uccidono. Quindi non è questione di distruggere qualcosa, ma piuttosto di trasformare, cambiare perché possano diventare strutture che servano l'uomo anziché ucciderlo.
Questo mi sembra importante.
Un libro che io ho chiesto di tradurre, per ora invano, uno fra i libri più belli che io ho letto, e che ha un titolo molto significativo è "Engaging the power": "engaging" in inglese vuol dire colluttazione, lotta, ma per cambiare qualche cosa, non per uccidere qualcosa. Perché in fondo quando stai attento scopri che il nemico che pensi sia fuori di te , è dentro di te. Continuamente proiettiamo il nemico fuori di noi, mentre il vero nemico è dentro di noi. E se abbiamo questo sistema è perché noi lo vogliamo.
Ecco allora l'invito a prendere seriamente questa fionda di Davide per quella che è. Sono molti gli esempi in chiave apocalittica.
Quello del libro di Daniele, è molto bello da tenere presente.
Parlo di quel sassolino che ruzzola giù da monte, mosso non si sa da chi, (ma per la Bibbia è ovvio che sia Dio), e che viene a cedere proprio sui piedi di questo enorme Golia imperiale, statua grandissima fatta di oro, ma con i piedi di argilla commista a sabbia. Basta che li si tocchi e la statua crolla subito.
E' una immagine non violenta: Daniele non accetta la lotta armata dei Maccabei contro Antioco IV, accetta solo la lotta nonviolenta.
Per me è molto importante questa immagine. Guardate che al di là della crisi economica, io rimango convinto che la crisi più grossa che ci attanaglia è la crisi antropologica: la violenza è sfuggita dalla bottiglia, e non riusciamo più a metterla dentro.
Non c'è nessuno più che possa controllarla, nessuno.
Con la secolarizzazione, la desacralizzazione, non c'è nessuno Stato che farà da controllore. E la violenza dilaga. L' Africa ne è un tragico esempio: dobbiamo convertirci a tutto questo processo di cambiamento verso la nonviolenza: e qui mi rivolgo alle donne, dato che il nostro pensiero è stato in buona parte frutto delle idee violente e maschiliste ora toccherà alle donne cercare di utilizzare la parte più sensibile del cervello.
Questa sera vorrei ricominciare a sognare insieme a voi partendo dalla Parola.
Vorrei partire da questo sogno, che è il sogno di Dio, e raccontarlo in profonda solidarietà con voi ed in massima libertà . Pertanto, se faccio questo discorso, non è per convertire qualcuno. In questi giorni ho utilizzato un testo che mi ha fatto molta impressione, un testo del vescovo Claverie, vescovo dell'Algeria che è stato ucciso l'anno scorso mentre entrava nella sua casa.
Era uno dei vescovi che io stimavo di più, insieme a Tessier. Un anno prima di morire, si trovava in Francia e, raccontando la sua vita, disse: "Nella mia esperienza della chiusura, della crisi e poi dell'emergere dell'individuo sono giunto alla convinzione personale che non c'è umanità se non plurale; e che quando pretendiamo (e all'interno della Chiesa ne abbiamo triste esperienza nel corso della nostra storia) di possedere la verità e di parlare a nome dell'umanità, cadiamo nel totalitarismo e nell'esclusione. Nessuno possiede la verità.". Che bello sentire un vescovo dire certe cose!
"Nessuno possiede la verità, ognuno la ricerca: ci sono certamente verità oggettive, ma che vanno al di là di noi tutti alle quali non si può accedere se non attraverso un lungo cammino, ricomponendole poco a poco, prendendo da altre culture e da altri gruppi umanitari, quello che altri hanno acquisito, hanno cercato nel loro cammino verso la verità. Io sono credente. Credo che ci sia un Dio, ma non ho la pretesa di possederlo; neppure attraverso Gesù, che me lo rivela, né attraverso i dogmi della Chiesa. Dio non si possiede, non si possiede la verità. Io ho bisogno della verità degli altri."
Ed è in questo spirito che io vorrei raccontarvi il mio sogno. Che è il sogno di Dio.
Ce lo stiamo raccontando io e Padre Antonio, rileggendo il Vecchio ed il Nuovo Testamento. Per voi, per molti di voi, risuonerà quasi strano. Martin Luther King lo usava: "I dream" - io sogno.
Il sogno di Dio è quello che noi chiamiamo la Bibbia - essa non è che un sogno.
Molto di quello che vi dico è dovuto al nostro cammino, ma anche alla ricerca di questi ultimi dieci anni sull'Antico e sul Nuovo Testamento.
Penso che ci possano dare una ricchezza incredibile, soprattutto ci terrei a ricordare le comunità ecumeniche del nord America, nel mezzo dell'impero, che ci stanno dando un esempio di resistenza incredibile e capacità di rilettura della Bibbia.

Il sogno di Dio nelle mani di un uomo

Cosa è il sogno di Dio? Un sogno che è affidato ad un uomo, a Mosè.
Mosè è uno come noi, è uno di noi. Il nome Mosè non è ebraico, egli è cresciuto nel Palazzo, è un intellettuale venduto. E' cresciuto con una cultura egiziana e del suo popolo non sapeva nulla. Un giorno ha scoperto che il suo popolo soffriva, ed ha tentato di difendere uno dei suoi fratelli, uccidendo un egiziano. Iniziava a capire che questo per lui era un problema ed è scappato.
Scappato nel deserto, dove ha trovato una bellissima ragazzina, si è fatto tre figli, con buoi, pecore. Ecco quello siamo noi. Ma ecco Jahvè - il cuore della Rivelazione. Jahvè ascolta il grido del suo popolo oppresso. E' il Dio delle vittime di ogni sistema e spedisce di ritorno Mosè con un programma.

Il programma di Mosè

Il programma può essere riassunto - secondo uno dei migliori biblisti americani - in tre parole:

  1. Dio sogna una economia - e sottolineo "economia" - di uguaglianza, dove i beni di questo mondo vanno a beneficio di tutti. Ma per avere una economia di uguaglianza, occorre avere una politica di giustizia. E per avere questo abbiamo bisogno di una esperienza religiosa in cui Dio non è il Dio del sistema, ma è Il dio delle vittime. E Mosè è l'inviato da Jahvè per andare in Egitto. L'Egitto è il simbolo di ogni impero. Guardate che le differenze fra l'impero del denaro e quello egiziano non sono molte. In Egitto costruivano piramidi, ed il sistema faraonico imperiale era piramidale. In cima alla piramide vi era un 10% composto da faraoni, sacerdoti, principi - un 10% di pance piene - a spese di un 90% di pance vuote. Guardate che le piramidi non le hanno costruite i faraoni, ma il 90% formato dagli schiavi.
  2. E demanda ad una politica di oppressione, una economia di opulenza dove il 10% delle persone vive da nababbi, demanda necessariamente ad una politica di oppressione. Non ci si scappa. Era così per i faraoni, era così Babilonia, era così Roma. La Roma imperiale era guidata dal 10% degli abitanti. Nel momento d'oro c'erano un milione di abitanti - ed il 90% erano schiavi. Una economia di opulenza demanda sempre ad una politica di oppressione.
  3. E questo demanda, seconda conclusione, ad una religione in cui Dio è prigioniero del sistema, degli dei e dei faraoni. Una religione che è funzionale al sistema, che ci convince che il nostro mondo sia il migliore, il più bello.

Mosè arrivò con un sogno, di una economia di uguaglianza, una politica di giustizia, una religione in cui Dio è libero. E proprio perché è libero non può essere il Dio del sistema, ma è il Dio nomade, il Dio delle vittime. Nasce uno scontro inevitabile fra il sogno di Dio ed il sogno del faraone.
L'esodo ci proclama che Dio ha vinto, con toni epici. Dio vince il faraone, vince il mare - simbolo del caos, delle forze caotiche - vince l'esercito del faraone.
E questo piccolo clan di Mosè va verso una esperienza nuova.
Questo popolo unendosi facilmente ad altre tribù che si erano ribellate alle città stato, ha visto in questa esperienza mosaica, che si era purificata nel deserto, in questa esperienza di Jahvè, il Dio delle vittime, il Dio delle vedove; un Dio che viene in questa terra e tenta di riesprimere questo sogno in termini concreti, con una economia di uguaglianza.
Tutta la terra è divisa equamente fra le famiglie: la terra non si capitalizza. Come la manna nel deserto - simbolo di Mosè - se tu raccoglievi troppo cibo, esso marciva.
I beni di questo mondo sono al servizio di tutti e non di pochi. E' una economia di uguaglianza che demanda ad una economia di giustizia. Nella lega delle 12 tribù non c'era un potere centrale, non c'era un re. La politica era fatta alla base, dal consiglio di anziani, era un potere che nasceva da basso.
C'era una esperienza religiosa essenzialmente vissuta: una volta all'anno si celebrava la Pasqua, con la promessa dell'Alleanza del sapere che questo Dio è il Dio dei poveri, dei miserabili, delle schiave, delle vedove. E' il Dio della vittima di questo sistema. Ecco il cuore dell'esperienza.

Ritorno all'opulenza

Verso l'anno mille si arriva alla monarchia. Con Salomone ritorna il tradimento, ritorna l'Egitto. Gerusalemme è la capitale, una città pagana, palazzi giganteschi costruiti già da Davide. Salomone costruirà davanti al palazzo del Re costruirà il palazzo di Dio, il tempio, così che il re potrà uscire dal palazzo, entrare nel tempio e dire: "Eccomi Jahvè".
Ma Jahvè non c'è più, Dio è altrove. Perché Salomone per fare quello ha dovuto usare una politica di oppressione, schiavizzare le genti per farli lavorare in opere pubbliche e così via.
Salomone ritorna ad una politica di opulenza, dove pochi hanno molto a spese di molti morti di fame. Questo demanda ad una politica di oppressione, che demanda ad un Dio prigioniero del sistema. Jahvè prigioniero di Salomone. Jahvè è il Dio di Salomone e degli altri re.
I profeti gridano per nome di Dio per i poveri, per tutta la gente martoriata da questo sistema economico. I profeti si riallacciano al grande sogno mosaico. Ecco la memoria, la profezia in fondo è memoria. "Ricorda Israele" - dice il Deuteronomio. Ricorda il sogno tradito. Quel tradimento, i profeti diranno, porta al fallimento, al crollo di tutto.
Ma Dio non si stanca, rilancia il sogno. Finisce la profezia in Israele, inizia l'apocalittica.
L'apocalittica non ha più a che fare con i re, con i sacerdoti: ha a che fare con l'impero, i grandi imperi. Israele è una piccola comunità che vive all'ombra di questi grandi imperi. Nasce l'apocalittica.

La resistenza alle Bestie

Ricordo Daniele: egli rilancia il grande sogno, in termini apocalittici, di codice.
Nel capitolo settimo Daniele vede nel grande mare bestie, grandi bestie che escono dal mare: sono gli imperi. Un impero più bestiale dell'altro, fino all'ultimo, quello greco sotto cui sta Daniele.
Ma l'importante è capire una cosa: questi imperi, che rappresentano Babilonia, Persia, ecc., sono già stati condannati da Dio. Dio è più grande degli imperi. E' il profeta che usa il linguaggio apocalittico, rilancia il grande sogno con l'immagine del figlio dell'Uomo.
Un figlio dell'Uomo, cioè quello che l'uomo sogna, uno che nasca dal basso. Qualcuno che ci faccia respirare. Guardate che non è una figura singola: in Daniele è una comunità di resistenza, nonviolenta. Che rifiuta i Maccabei che lottano con le armi in mano.
Anche questa è resistenza: sono le comunità che sognano che finalmente possa nascere dal basso un potere nuovo, un potere dell'Uomo.
Gesù riprenderà questo sogno e lo rilancerà nella Galilea. Guardate che Gesù non è vissuto per caso.
Il potere romano nella Galilea era qualcosa di bestiale. L'Apocalisse racconta di Roma come la bestia delle bestie.
Gesù ha accolto la bestialità di Roma e ha visto la collisione di Roma con il tempio. I sommi sacerdoti pagavano Roma per essere sommi sacerdoti. E poi collaboravano con Roma per opprimere la gente: la zona più repressa era la Galilea.
In Galilea Gesù rilancia un movimento: il movimento del Figlio dell'Uomo. E' un titolo apocalittico, di speranza, di rilancio per piccole comunità fatte di lebbrose, prostitute, samaritani.
Gesù ha spaccato tutti i limiti, ha messo insieme gente che si volesse bene. Ecco il sogno. E nasce la speranza che un Figlio d'Uomo finalmente arrivi. Gesù è l'emblema di questo.
Il potere romano, e soprattutto la violenza romana, erano terribili.
Dieci anni prima di Gesù, i romani avevano crocifisso lungo le strade 4000 ebrei, per una lunghezza di chilometri e chilometri.
Era il supremo ammonimento: chi muoveva un dito contro Roma, finiva così.
Gesù ha capito che davanti alla violenza romana si innescava la controviolenza ebraica. L'inizio della lotta armata. Gesù ha capito che se il suo popolo avesse intrapreso questa strada, sarebbe stato schiacciato dalla potenza di Roma.

La nonviolenza: una verità evangelica

Ed inizia il processo di nonviolenza. Per favore, la non violenza non l'ha inventata Gandhi.
L'ha inventata Gesù di Nazareth. Ma è possibile che abbiamo cardinali come Biffi che ci dicono che la nonviolenza non è una virtù evangelica?!
Io davvero non capisco più nulla. Perché davvero questo è il cuore di Gesù, è questo grido per i poveri, è questa buona novella, è questo rilancio del movimento di comunità.
Chi vive all'interno questa speranza. Guardate che il cuore è l'economia in Gesù.
In Kenya si sta andando verso una violenza incredibile. Hanno fatto venire una équipe dalle Filippine ed una dagli Stati Uniti di esperti per questo problema: hanno detto che è incredibile che nella Chiesa ci sia una teologia perfezionatissima della guerra, ma non esiste una teologia della pace.
Gesù rilanciava il sogno di Mosè: una economia di uguaglianza che demanda ad una politica di giustizia, che demanda ad un Dio libero. Il Dio delle vittime del sistema. E Gesù dopo aver lavorato in Galilea, ha capito che il problema era a Gerusalemme. Ed inizia quel cammino, quella grande marcia. La marcia dei poveri: Gesù vuole andare nel cuore del potere per dire ai capi queste due cose: il grido dei poveri e la dinamica della violenza. Roma ed il tempio. Vedono in Gesù un elemento molto più pericoloso di Barabba, che lotta con le armi in mano. Rilasciano Barabba, ma Gesù deve morire. Caifa dice una frase terribile, che esprime il meccanismo del capro espiatorio: è meglio che muoia un uomo solo, piuttosto che tutta la nazione. Ecco l'uomo muore, fuori dalle mura, come un criminale. Non dimentichiamo la dimensione politica di Gesù.
Solo gli schiavi venivano crocifissi, e solo chi era un sobillatore veniva crocifisso.
Gesù muore fuori dalle mura, come un criminale, come tutti i criminali e criminalizzati della storia. L'Abbà, la grande scoperta di Gesù. Che Dio è padre e madre. Che gli rimane fedele. Perché Dio non è il Dio di Roma, Dio è il Dio di quel crocifisso fuori dalle mura e rimane fedele a tutti i crocifissi della storia.

Il sogno oggi

Se sono qui questa sera è per rilanciare a voi questo sogno. Guardate che Mosè siamo noi. Quel Gesù che ha fatto questo in Galilea siamo noi. Ognuno di noi ha delle potenzialità enormi.
E' quello che Gandhi chiamava la "satyagraha", la forza della verità. Gesù è la forza dell'amore. Ognuno di noi è una bomba atomica in quello che può fare, nel bene come nel male.
Io sono qui davvero per chiedere a voi di rilanciare questo sogno, davanti ad un mondo che ammazza. Io sono qui per chiarirvi la globalizzazione.

Globalizzazione

Se voi venite a Korogocho, capite cosa sia la globalizzazione. Capite cosa siano i riaggiustamenti strutturali. Già in sé Korogocho è una bolgia, è peccato. Ma un peccato mortale, davvero.
Nessuno sapeva che io partivo, l'hanno saputo solo nelle ultime ore e durante l'incontro finale mi hanno detto, con le mani sulla testa: "Alex va, e parla a nome nostro". Ed io parlo a nome loro.
Korogocho è già in sé peccato. E' peccato perché è peccato tenere delle persone in condizioni assurde, neanche le bestie feroci vengono trattate così.
E' inconcepibile come si possono mettere due milioni di persone su tre nell'1% del territorio. I baraccati, circa due milioni, occupano l'1,5% della terra disponibile.
Questo 1,5% di terra appartiene al governo: i baraccati possono essere sbattuti fuori quando e come vogliono. E lo hanno fatto due anni fa per far posto ad un miliardario. Con l'aiuto della polizia hanno bruciato 2000 baracche, sbattendo fuori tutto.
Questa è la logica, la logica del peccato, la logica del mercante.
E' la logica della capitalizzazione.
Già a Korogocho sono messi 100.000 abitanti su un pezzettino di terra lungo al più 2-3 Km..
Ogni baracca è 3 metri per 3, dove ci vivono il papà, la mamma e 5 o 6 figli. Tutti lì.
Se voi vedeste quello che questo sistema sta facendo - ed io ormai lo sto vivendoci dentro da 7 anni - vedreste la sofferenza incredibile. Vedete ad occhio nudo quello che questo sistema fa.
Tre semplici esempi, che ci danno una idea in chiave sociale di quello che sta avvenendo.
Il fatto emblematico e sconcertante della sanità.
Fino a tre anni fa la gente poteva andare al Keniota Hospital, l'ospedale di Nairobi, che era in condizioni spaventose. Se andavate all'ospedale vi trovavate anche tre persone nello stesso letto, ma almeno era un posto dove si poteva andare.
Oggi, se non hai mille scellini keniani, non puoi entrare all'ospedale. Pertanto i poveri sono costretti a rimanere fuori, anche se in gravi condizioni.
Sta diventando sempre più costoso anche seppellire i morti. Sono molti i poveri che abbandonano i corpi nelle mani del governo per seppellirli in fosse comuni. Perché per seppellire un morto a Nairobi, occorrono circa 6-7 mila scellini. Ed è una somma grande per i poveri che vivono in baracca. E guardate che per gli africani questo va contro tutta la loro cultura, soprattutto poi perché temono che questi siano spiriti e vengano disturbati.
Pensate in Kenya che sforna ogni anno 200.000 studenti delle secondarie, arriveremo probabilmente fra cinque anni ad avere il 50% dei ragazzini di Nairobi che non entreranno in prima elementare, perché i genitori non si possono permettere il lusso di mandare i figli a scuola. Il 50%. Questo me lo diceva la responsabile del comune di Nairobi.

Le vittime degli aggiustamenti strutturali

Perché tutto questo? Perché gli aggiustamenti strutturali tagliano tutti i servizi. I governi tagliano tutti i servizi sociali. E chi paga? I poveri. E' chiaro che i ricchi continuano ad essere trattati come nababbi, ma chi paga è la povera gente.
Io non volevo venire via perché stavo male, molto male. Mi sentivo male dentro, perché quando voi vedete certe cose non capite più nulla.
Pochi giorni prima di partire ho visto una ragazzina di nome Anne, con la mamma morta di Aids due anni fa. Questa ragazzina di 17-18 anni ha dovuto sobbarcarsi il peso di 5 bambini. Si è prostituita, ma non è servito a niente - non ce l'ha più fatta. E' stata rapita ed ha subito molestie sessuali.
Un giorno sento parlare di lei: "guardate che sta per suicidarsi".
Allora mi ha chiamato la responsabile della comunità e mi ha detto: "Alex, guarda che è grave la condizione di Anne. E' disperata" .
"Mandamela" - le dico.
Pochi giorni prima che io partissi Anne è arrivata.
E le dico: "Anne, sento che ...".
"E' vero", aveva la faccia tesa, tirata, "ieri mi sono comprata il veleno. Lo prenderò io e i miei cinque bambini. E farla finita".
Quando una ragazzina di 17 anni ti dice questo è ovvio chiedersi "dove siamo arrivati". Non ci si capisce più nulla.
Proprio due giorni prima di partire, mentre stavo andando a pregare per una donna, sento la voce di una ragazza che mi dice: "Non ce la faccio più Alex; sono due giorni che ho vomito, diarrea, sono sfinita."
Si è seduta in mezzo alla strada. Non ce la faceva nemmeno a reggersi in piedi. "Sono due giorni che non mangio". Avevo appena comperato del pane per dire Messa, e gliel'ho dato. "Prendilo".
Non riusciva neanche a prenderlo. Poi ha sfilacciato uno straccio, ha avvolto il pane e mi ha detto: "Alex, non lasciarmi. Io ho bisogno della tua preghiera". E l'ho vista sparire nell'oscurità.
Mi è venuto una rabbia dentro immensa. "Verrò domani nella tua baracca"- le ho detto.
L'indomani, alle nove di sera, giungo nella sua baracca: eravamo solo in due.
Proviamo ad entrare ma non riusciamo; sfondiamo la porta, perché aveva messo uno sperone del letto in modo tale da bloccare la porta. Lei viveva con due bambini piuttosto grandi che erano scappati. Lavoravano alla discarica e avevano lasciato la mamma da sola, totalmente incapace di fare nulla. La baracca era sporchissima: sul pavimento e sul letto c'erano vomito e diarrea da parecchi giorni. Riusciamo a pulire, a buttare via i pagliericci sporchi: alla fine riusciamo a recuperare un pezzo di tavolo, vi poniamo la tovaglia e celebriamo l'eucarestia.
Ritengo che quei gesti siano importanti. Prima di tutto per dare dignità a gente che l'ha persa totalmente. Per dargli la possibilità almeno vicino alla morte di dirgli "Anche tu hai un Abbà, anche tu sei un Figlio di Dio".
Quella sera sono rimasto esterrefatto dalla preghiera che quella donna ha fatto: aveva una capacità ed una lucidità di mettersi nelle mani dell'Abbà incredibile.
Questi sono i volti delle vittime: non sono numeri o statistiche. E' la mia gente, la gente per cui soffro, in cui vivo, lotto. Sono i volti di persone conosciute.
Non volevo andare via, perché temo che quando tornerò molti amici saranno morti.
Perché quando si ha un legame d'amicizia di questo tipo, credo che almeno per il rispetto verso questi poveri occorra fare questi gesti fondamentali.

La nostra bestia

Ecco il sistema, ecco la globalizzazione, ecco l'economia, le regole del mercato. E' questo. A Korogocho non capite più nulla, perché davvero non ci si può capire più nulla. Ed ecco il mio grido a voi, quello che grido a voi è quel sogno di Dio che cozza contro questa realtà imperiale. Altro che faraoni, oggi abbiamo i grandi faraoni di turno che dominano il mondo ammazzando e uccidendo. Korogocho è solo una piccolissima cosa per loro. Di Korogocho ce ne sono a migliaia, a milioni. Se la Banca Mondiale stima che ci sono 800 milioni di persone al mondo che non hanno cibo a sufficienza, che abbiamo il coraggio di ammazzare 40 milioni di persone all'anno per fame.
Ma finché sono statistiche non soffrite, ma se lo vivete sulla vostra pelle, se lo vivete con loro allora sono drammi sconcertanti. Ed allora si pone la domanda: "Come è possibile continuare con un sistema del genere? Come è possibile che non crediamo?".
Continuiamo ad urlare per l'Olocausto, in Germania - e dobbiamo farlo - Auschwitz e non Auschwitz hanno posto il problema di Dio.
Ma cosa facciamo allora dei milioni e milioni di poveri che ammazziamo? Oggi Dio non pone più nessun problema.
A me lo pone: ed è per questo che molto spesso dico che la mia fede è una lotta, perché è impossibile continuare così.
Morti di una economia virtuale.
E' una economia assurda, virtuale. Ho sentito dire che proporzionalmente l'economia concreta è solo 1 e cinque è quella astratta virtuale, di carta.
L'economia reale è uno su cinque. Il resto è carta.
E' possibile continuare ad ammazzare gente per una economia virtuale, dove soldi fanno soldi.
E' davvero possibile che i soldi non siano un problema etico? Il primo che l'ha detto è stato Chiavacci, e quando l'ha detto, a Merano, metà sala è uscita per protesta.
Perché non volevano porsi il problema di fondo, un problema evangelico.
E chiedo a voi, questa sera, di domandarvi cosa sia la moralità, l'etica. Ma come faccio io a dire ad una ragazzina che va a prostituirsi che è peccato. Non riesco più a capirci nulla.
Mi dice: " Ma Alex, dimmi tu come faccio a vivere; dimmi un altro modo, ed io lo faccio".
Non ce n'è.
Pochi giorni prima una prostituta mi ha portato una ragazzina dicendomi: "Guarda, questa ragazza tutte le notti esce con un coltello ed accoltella tutti".
Allora ci siamo seduti, abbiamo bevuto un tè insieme, e le ho detto: "Ma è vero?"
"Sì, è vero. Io non ho nessuno. Non ho un papà, una mamma, nessun fratello. Sono sola. Accoltello solo per rubare i 20 scellini che mi servono per mangiare. Alex, tu penserai che ti stia mentendo. Vieni con me". E sono andato. Entro nella sua baracca. C'è un letto con tre cartoni, un pezzo di nylon per coprirsi dal freddo della notte. Non c'era nient'altro.
"Alex, io non ho mai derubato nessuno. Mi servono solo un po' di soldi per tirarmi via."
Moralità borghese.
Questo è peccato? E quelli che hanno miliardi nascosti in banca non sono peccatori?
Quella non può andare a fare la comunione tranquillamente e gli altri si.
Ma guardate che la nostra moralità è una moralità borghese. Non è vangelo, non è etica.
Io non contesto l'insegnamento della Chiesa - ma se la Chiesa è dura sul sesso, allora deve essere dura anche sull'economia. E' possibile che abbiamo costruito una casistica sessuale incredibile su tre detti di Gesù nel Vangelo, e non sull'economia che è il cuore stesso del Vangelo. Ad una donna che prende la pillola, io devo dirle di non fare la comunione. Ad un uomo che ha un miliardo in banca, questi può andare tranquillamente a farsi la comunione. Perché quelli sono soldi suoi, guadagnati col sudore della fronte. Questa è una presa in giro autentica.

Globalizzazione: gli effetti

Questi sono i problemi morali fondamentali che dobbiamo porci. Se voi vivete dentro queste situazioni, vi salta tutto: salta la teologia, la morale, l'immoralità.
La globalizzazione è incredibile ed ha una capacità organizzativa notevole.
A Trento abbiamo citato la Nike. In questo libro: "Contro il capitale globale" (edito da Feltrinelli) si afferma che "Nella Corea del Sud e a Taiwan, la crescita economica, le riforme democratiche, la sindacalizzazione stanno producendo un aumento di salario, così che la Nike chiude 20 fabbriche in Corea e a Taiwan e apre un negoziato per produrre le sue scarpe in Cina, in Thailandia ed in Indonesia - i nuovi paradisi economici.
In quest'ultimo paese le ragazze e le giovani donne ricevono una paga minima giornaliera di 1.35 dollari. Da uno studio fatto in Indonesia, risulta che 88% delle donne indonesiane che lavorano nelle fabbriche, soffre di malnutrizione.
Nel 1992 l'ammontare totale del salario pagato nelle fabbriche indonesiane della Nike è stato inferiore del compenso dato a Michael Jordan per fare pubblicità alle scarpe, dichiarato in 20 milioni di dollari." Semplicemente per mettersi le scarpe e farsi fotografare.
"Michael Jordan ha ricevuto di più che non tutte le donne che fanno quelle scarpe in un anno in Indonesia.
Per produrre un paio di scarpe in Indonesia la Nike spende 5.60 centesimi" - qui le paghiamo intorno alle 150.000 lire.
Questo è un semplicissimo esempio per farci capire cosa è la globalizzazione. Ecco il problema, ecco il sistema. Ed è sistema che funziona davvero, e chi lo paga sono i poveri.
Io vorrei ricordarvi una cosa che mi sembra importante e che sta diventando sempre più sconcertante: questo sistema, che permette al 20% di questo mondo di sfruttare l'80% delle risorse di questo mondo, a spese dell'80% delle persone di questo mondo, sta inquinando la terra in una maniera talmente forte da bloccare il futuro.
Questo è il problema grave. Gli scienziati ci danno al massimo 50 - 60 anni e poi, futuro e generazioni non potranno più vivere su questo mondo. Il sistema che abbiamo messo insieme è un sistema di morte.
Nel libro "Passion for the earth", scritto da un missionario, si citano varie statistiche: tra di esse, quella relativa ai rifiuti americani. Parla di 16 bilioni di pannolini - ma a questo mondo siamo sempre vissuti senza pannolini!. Vengono buttati tutti al macero.
220 milioni i copertoni che l'America ogni anno butta.
Mi ha fatto molta impressione, trovare in un documento del Vaticano sulla fame - che doveva essere una enciclica, ma dati i toni forti l'hanno ridotta solo a pia esortazione - queste statistiche.
"A mero titolo di esempio, le 500.000 tonnellate di prodotti mortali in grado di distruggere 60 miliardi di uomini, di cui dispone oggi ancora l'Unione Sovietica, hanno avuto un costo di produzione di 200 miliardi di dollari USA e altrettanto costerà distruggerle."
Questo è il problema; Turrini, uno degli inventori del Phoenix francese, ora pentito, dice che le scorie atomiche durano 200.000 anni. Di fatto non sappiamo più come distruggerle.
"Si tratta di risorse reali e dunque di una perdita secca per il pianeta, questa avventura perversa si traduce in abbassamento del tenore di vita degli uomini, non solo dell'Unione Sovietica, e addirittura in fame per numerose famiglie che altrimenti non l'avrebbero conosciuta."
Questo sistema ha dell'inconcepibile. Davvero ha ragione don Milani: "L'obbedienza non è più una virtù". Finiamola, smettiamola. Ma è ora di gridare, di urlare, perché davvero viviamo dentro sistemi che ci ammazzano, ci stritolano, uccidono milioni di persone.
Il nostro problema più grosso è la cecità: siamo ciechi, siamo incapaci di vedere la realtà, i mass media che vediamo ci rendono ancora più ciechi, sono la nuova religione che ci abbindolano facendoci credere che questo è l'unico mondo possibile.
Ma Dio sogna un mondo altro.
Vincere il senso d'impotenza.
Ecco questa sera sono qui per dirvi, venendo dai sotterranei della storia, il sogno di Dio, di una economia di uguaglianza, che demanda ad una economia di giustizia, che demanda una religione dove Dio non è il Dio del sistema, ma delle vittime del sistema.

Cosa possiamo fare?

Permettetemi soltanto alcune riflessioni che ritengo molto importanti. Perché davvero penso che il peccato più grave che ci attanaglia sia il senso d'impotenza.
La maggior parte di noi dice "Non ci possiamo fare nulla, sono cose troppo grandi".
Ritorno a dirvi che i volti sono importanti, che ognuno di noi è importante, è una bomba atomica. La forza dell'amore, della verità. Guardate che possiamo fare miracoli. Non pensate che li abbia fatti solo Gesù di Nazareth. Ecco la fede, il credere che si può cambiare. Ecco il grande peccato nostro, quello dell'impotenza: è fondamentale uscirne fuori.
Guardate però che non si può uscirne fuori senza una grossa base di spiritualità.
Senza una forte dose di spiritualità, di contemplazione, di denuncia e di eticità non andiamo da nessuna parte. Dove sono i vostri sessantottini? Ora sono le colonne del sistema di oggi.
Non si resiste a questo sistema se non si ha una dimensione di spiritualità, dei fondamenti di eticità. Ritengo importante ritornare a fermarsi, a spendere e a perdere tempo. A fermarsi per parlarsi, nelle famiglie dove non si parla più. A trovare degli spazi per non credenti. Parlate con vostra moglie, con vostro marito. Chiedetevi che significato ha tutto. Smettetela di girare come trottole per fare soldi, perché i vostri figli vi malediranno per quei soldi che avrete lasciato loro. Fermiamoci, riflettiamo, diamoci ragioni delle cose per cui viviamo, riscopriamo le cose belle che abbiamo.
Per me, davvero, è fondamentale questo aspetto e ritengo che le comunità non possano esistere senza questa base. Anche perché questo sistema è talmente forte, talmente coinvolgente, e gioca talmente sui nostri sentimenti più profondi, ed in particolare l'egoismo umano, che non si riesce a resistere. L'emblema per me è il presidente del Brasile, Cardoso.
Cardoso era uno dell'intellighenzia latina di sinistra, l'inventore del trattato della dipendenza, e dunque trattato come marxista, comunista. Oggi è il presidente del Brasile, ed è l'emblema del capitale, della ricchezza. Ciò vi dice come questo sistema è capace di fagocitare tutto e tutti. Se ho detto delle cose sul commercio equo, sulla Banca etica è perché davvero penso che è difficilissimo mantenere una certa dirittura in questi contesti.
Per questo c'è bisogno di una dimensione profonda di spiritualità, di contemplazione, di dimensione del mistero. Chi è credente lo chiamerà con altri termini, ma poi ci ritroviamo davvero allo stesso punto. Perché davvero oggi la tua fede la rendi viva sull'impegno, e non sulle parole.

Il sistema lillipuziano

E' inoltre importante concatenarsi: abbiamo un sistema che si chiama "globalizzazione".
Un esempio semplicissimo di globalizzazione: la produzione avviene sempre più all'interno di una fabbrica globale, in cui differenti fasi di lavorazione vengono svolte in paesi diversi.
Quando per esempio il cittadino americano, acquista per 10.000 dollari un'auto della General Motors, 3.000 dollari vanno in Corea del Sud per le lavorazioni di routine e per operazioni di assemblaggio, 1750 in Giappone per componenti ad alta tecnologia, 750 in Germania per il design e per il progetto delle parti meccaniche, 4000 a Taiwan, Singapore e Giappone per piccole componenti e così via. In fondo, cosa fanno queste grandi compagnie? Sono diventate veramente intelligenti: mettono insieme solo dei pezzi. Questa è la globalizzazione. Ma non abbiamo ancora imparato che dobbiamo fare la stessa cosa? E che se vogliamo resistere a questo sistema dobbiamo imparare questa importante lezione? Guardate che non c'è altra strada.
Anche in questi giorni, ho potuto notare con gioia che in Italia c'è tantissima vivacità di base. Tanta, forse nessun paese europeo ha tanta vivacità come la nostra. Ma la gestiamo all'italiana.
Alla fine non si incide, non si fa nulla, non siamo una forza, mentre potremmo essere una forza politica ed economica incredibile. C'è bisogno di una globalizzazione dal basso. E' fondamentale. Dobbiamo imparare a fare come fa il sistema: ed allora si inizia a ragionare.
Questo libro la chiama "strategia lillipuziana".
I viaggi di Gulliver è satira politica, una delle migliori contro l'Inghilterra.
Gulliver, il predone, per Jonatan Swift è l'Inghilterra; quando Gulliver arriva a Lilliput, trova questi piccolissimi abitanti, alti un centimetro e mezzo. Potrebbe schiacciarli tutti.
Gli altri, stanno tranquilli, non ci badano ed intanto aspettano che si metta a dormire.
Cominciano ad usare la loro intelligenza. Ognuno ha dei filettini, che legano l'un con l'altro, finche Gulliver è completamente legato, imprigionato. Questa è la Fionda di Davide.
La Banca Etica deve essere una fionda, unita a molte altre fionde. Devono mettersi insieme. Se non comprendiamo questo, continuiamo a fare dei rigagnoli, dove ognuno va per i cavoli propri. Non serve a nulla.
Abbiamo bisogno di una strategia lillipuziana.
"Gulliver avrebbe potuto schiacciarli. Di fronte alle soverchianti forze ed istituzioni globali, la gente può servirsi delle fonti di potere relativamente modeste che ha in mano. Combinarle con quelle spesso abbastanza differenti, in possesso di altri partecipanti, ad altri movimenti di altri luoghi. Come i piccolissimi lillipuziani catturavano Gulliver, legandolo con tanti pezzetti di filo, la strategia lillipuziana intreccia molte azioni particolari. Pensate, per ostacolare il livellamento verso il basso - ovvero la strategia secondo cui l'economia va dove i costi sono minori, sia economici, sociali o ambientali - di un sistema di regole e pratiche che spingono congiuntamente in direzione di un livellamento verso l'alto. I poveri devono uscire. Dobbiamo livellarci all'alto."
Questa sera non siamo qui a lottare per i poveri. Lottiamo per noi. Quando le fabbriche chiudono, perdono sia i poveri che vengono strozzati, ma anche noi. E' una unica logica che ci ammazza tutti. Questo è il problema. In un certo senso la strategia lillipuziana è speculare alle nuove strategie delle grandi imprese globali. Così come la strategia di queste imprese crea reti mondiali di produzione che collegano aziende separate, la strategia lillipuziana immagina forti organizzazioni di base locali inseriti in una rete di aiuto reciproco e di alleanze strategiche con movimenti analoghi in tutto il mondo. E così, come la strategia della corporation, si sforza di creare strutture di governo a livello locale, regionale, nazionale e transnazionale per sostenere i propri interessi, la strategia lillipuziana tenta di fissare regole che proteggano l'interesse di coloro che sono minacciate dalla globalizzazione. Ecco la strategia. Un esempio splendido di strategia lillipuziana è stata la campagna contro le mine. Ieri mi hanno detto che finalmente il Senato ha messo al bando le mine.
Occorre una strategia lillipuziana per collegare interessi individuali con gli interessi collettivi. Collegare il globale con il locale. Il nord con il sud.
Se sono qui questa sera è a nome di quelle cooperative di Korogocho, di quelle della discarica.
"Collegare soggetti con soggetti, attraverso i confini. Collegare identità specifiche con più ampie comunità. Collegare problematiche e soggetti sociali. Collegare chi è minacciato con chi è marginalizzato. Collegare diverse fonti di potere. Collegare le lotte contro le istituzioni, oggetto di contestazioni. Collegare la resistenza con il mutamento istituzionale. Collegare le questioni economiche e la democratizzazione." - e conclude così "Nessuna tattica, nessuna campagna, nessuna legge o istituzione isolata appare in grado di contrastare il livellamento verso il basso. La strategia lillipuziana parte dal presupposto che per controllare il saccheggio globale è necessario che i molteplici fili dell'azione dal basso siano capaci di unirsi a livello planetario. La strategia lillipuziana prevede la costruzione di un movimento sociale transnazionale, formato da coloro che resistono al livellamento verso il basso, che partecipano ad iniziative in direzione al livellamento verso l'alto e che si uniscono ad altri che perseguono i medesimi obiettivi."

La dispersione di forze in Italia

Nel '95, quando sono stato qui in Italia, vi ho chiesto di fare, se possibile, in ogni regione o sottoregione una mappa della resistenza, di tutti i gruppi che lavorano per qualcosa di alternativo. Non è avvenuto nulla. Io sono qui per dirvi la mia amarezza questa sera e per dirvi quanto è importante creare queste mappe. Bergamo potrebbe occuparsi del bresciano, del mantovano, di Sondrio.
La bella notizia che ho ricevuto in questi giorni è che c'è la disponibilità per costituire un centro telematico. Non demonizziamo Internet e la tecnologia: tutto è opera di Dio. Ma usiamola bene, perché abbiamo dei poteri immensi fra le mani. Utilizzateli.
C'è la possibilità di avere facilmente una fondazione con un centro nazionale che potrebbe connettere telematicamente tutti i gruppi. Guardate che la resistenza negli Stati Uniti è tutta connessa con Internet: ogni gruppo sa quello che fanno gli altri.
E' importante perché altrimenti siamo solo dei piccoli gruppi e ci ridono addosso, a ragione.
Questa sera vorrei chiedervi proprio questo: l'importanza dell'economia e della Banca Etica.

Banca Etica: un esempio

Pochi giorni fa ho parlato con due responsabili delle Banca etica, che mi volevano ringraziare per l'aiuto che ho dato loro durante la campagna nel '95. Ho sentito che la banca potrebbe aprire per gennaio, con l'apertura dei primi sportelli. Sono arrivati a 8,2 miliardi, ma sembra che altri 2 miliardi siano già stati stanziati. Mancano un miliardo e poco più.
Mi sono stupito di questo, tornando. Io pensavo che la Banca etica fosse già partita.
Nel Trentino, nel 1995, in una settimana hanno raccolto 2 miliardi - non le banche, ma la gente - , mentre in 2 anni, in Italia, hanno raccolto solo 8 miliardi!
Questo per me è molto grave. Ed è un giudizio in particolare sulla Chiesa, sulle istituzioni religiose, sulle Curie e sulle Diocesi - con tutti i soldi che girano. E' possibile che non si possano investire in finanza etica! Lasciatemi esprimere il mio sconcerto. Non pensate che io sia qui a puntare il dito su di voi. Ma se noi preti, religiosi o missionari siamo i primi a non capire certe cose! Siamo talmente infarciti di dogmi sulla moralità che non capiamo più che i problemi morali sono questi, oggi. Per questo mi sono scandalizzato: dobbiamo assolutamente raccogliere al più presto un miliardo e mezzo, perché finalmente possa partire la Banca Etica.
E' altrettanto importante non essere fagocitati dal sistema.
Mi hanno detto che il 40% degli italiani - secondo uno studio - è disposto a perderci sui soldi pur di sapere che li investono in qualcosa di eticamente corretto. 40% è tantissimo.
La gente è stanca, è stufa di tutto questo. Vuole cambiare.
Ecco l'importanza di stare attenti sulla Banca Etica. Questo libro serve a prepararci a questo, a coniugare soldi e finanza con il sogno di Dio.
Vi chiedo questo coraggio, quello di tradurre il sogno di Dio in questo contesto economico. Ve lo chiedo perché vivo a Korogocho e presto ci ritornerò. Non sappiamo cosa ci aspetta: probabilmente il peggio. Già Korogocho ha vissuto due giorni incredibili di una violenza estrema; a volte non so più da che parte voltarmi. Non sappiamo cosa ci aspetta. Ci stiamo muovendo sulla politicizzazione, sulla domanda della terra ma il governo non vuol mollare. Ci aspetteranno momenti molto duri e difficili, ma io a loro nome e a nome di tutte le Korogocho del mondo, vi chiedo il coraggio di iniziare a coniugare il sogno di Dio ad una economia di uguaglianza, che demanda ad una politica di giustizia, che demanda ad un Dio che è libero. Al Dio delle vittime, ai crocifissi di Korogocho, che contestano questo nostro mondo, perché è basato sull'ingiustizia. Un sistema che è capace di creare Korogocho, è un sistema di peccato.

Resistenza

Tornate alla base, alla resistenza. Fate nascere il nuovo. Questo è il mio appello.
Facendo nascere il nuovo. Dietro ogni bottega di commercio equo ci dovrebbero essere gruppi di famiglie che si trovano a pensare, a riflettere, a celebrare, a pregare se siete credenti. E' fondamentale riscoprire il senso della gioia del vivere, delle relazioni, dei volti. Deve nascere una cultura nuova, che deve diventare movimento. Movimento che diventerà politico, che porterà in alto qualcuno che porterà queste istanze. Guardate che nessuno sarà votato con un discorso come quello che ho fatto questa sera. Tocca a voi, fare nascere il nuovo e far salire questo. Ritengo importante concludere con la battuta di un teologo della liberazione del Costa Rica, Pablo Richard - che è in crisi, perché davvero c'è una stanchezza enorme in America Latina - che dice: "E' tempo di apocalittica. E' finito il tempo della profezia". E' importante sottolineare che abbiamo perso i grandi punti di riferimento, come don Tonino Bello, Balducci, Turoldo, Alex Langer - figure emblematiche, significative che ci hanno indicato dei percorsi. Forse non è più tempo di profezia, è tempo di apocalittica, è tempo di sognare, di ritornare al basso, di far nascere qualcosa dal basso.
Richard, parlando dell'America Latina, dice: "Negli anni '80, nei movimenti popolari ed ecclesiali, la politica era tutto. C'era la convinzione che solo prendendo il potere si sarebbe potuta cambiare la società. Questa prospettiva era reale, come dimostra la rivoluzione sandinista. Oggi la presa del potere diventa impossibile per un partito popolare, che può governare solo entro i limiti imposti dal Fondo Monetario Internazionale o della Banca Mondiale."
Ma se tutto è determinato dalla situazione economica internazionale, è irrilevante chi sia il presidente. E' chiaro. Il vero potere non è quello politico, dimentichiamolo. Il vero potere è quello economico: sono loro quelli che decidono e alla fine fanno la cultura, la società. Ci impongono tutto. Si rischia di non avere più nessuna differenza fra gli schieramenti politici. "Quindi il potere è solo un modo per fare soldi. Perciò dilaga la corruzione, che ha un sistema. Non è il frutto di una maggiore perversità dei politici di oggi rispetto a quelli di ieri."

La speranza è nella società civile

Questo è il problema. Ancora vi cito Richard: "la speranza si sposta dalla politica alla società civile" - ecco la resistenza, i gruppi - "che coincide con i movimenti popolari, i quali però non pensano alla resa del potere, ma alla costruzione di un potere che nasca dal basso. Esso si basa sui nuovi soggetti, non più classi operaie e contadine, ma sulle donne, gli indigeni, gli afro-americani...
Nasce anche una nuova coscienza, la cui componente teorica non è più solo di classe, ma anche di generi culturali, ambientali, generazionali, comunitari. In questa nuova coscienza acquistano forza l'elemento etico e quello spirituale. I movimenti sociali hanno oggi tutti una spiritualità." - l'ho detto anche prima, non si va avanti senza spiritualità - "Spiritualità di donne, indigeni, giovani. Ed una forte spinta etica, di denuncia, di recupero dei valori. Naturalmente si fa pressione sullo stato e sul mercato, con movimenti alternativi di produzione di commercio" - io non ho citato il commercio equo e solidale, che so che sta funzionando, e i vari boicottaggi; tutte cose che già sapete ed è inutile che stia a parlarne - "Ma il riferimento fondamentale per la ricostruzione della speranza sta più nella società civile che nella politica. Ciò ha provocato una certa spoliticizzazione, e perdita di ideologia. Che però in positivo fa venir meno l'ossessione della presa del potere."
Questo è il nuovo, è una realtà nuova che abbiamo fra le mani.
Lasciamo perdere le grandi parole sull'alternativa. Non ci sono alternative.
Siamo nell'impero, ha stravinto. Dobbiamo ritornare alla base, ricominciare dal basso, attraverso le comunità, riaggregandoci. Dobbiamo fare nascere il nuovo. Abbiamo 60 anni davanti, non di più.
Avete visto il rapporto degli scienziati di Wuppertal sul futuro sostenibile, che danno ai tedeschi ancora 60 anni, e poi dovranno tagliare il 90% dei consumi. 90% non è una bazzecola.
Sono questi i conti che dobbiamo farci chiaramente, guardandoci in faccia. E questi li possiamo fare soltanto ritornando alla base e crescendo insieme.

Fuori dal mercato non c'è salvezza

In un testo bellissimo, "Fuori dal mercato, non c'è salvezza", uno dei migliori pensatori protestanti di economia evangelica, conclude così: "Legare dal basso le economie orientate al bisogno, con il governo politico. Una duplice strategia. E ritorniamo al sogno di Gesù. In Gesù, il no chiaro è legato ad un sì altrettanto chiaro. Il Regno di Dio incomincia in mezzo a voi: inizia nelle piccole comunità messianiche che Gesù indica come sale, luce e lievito. Queste alternative nel piccolo fanno la comparsa proprio in strutture economiche così alternative da non avere poveri al loro interno. Come sempre è il grande contesto a far vedere che si può cominciare qualcosa di nuovo dal basso. Questa impostazione rinvia ad un aspetto comune a molti progetti alternativi all'attuale sistema economico.
La creazioni di spazi economici locali, con mercati locali che siano orientati al bisogno, sostenibili sul versante ecologico che promuovano il lavoro. Per questa evoluzione è molto importante il decentramento dell'approvvigionamento energetico, con l'energia rinnovabile (sole, vento, biomassa, acqua), e lo sviluppo dell'agricoltura biologica preferibilmente nella forma delle cooperative dal produttore al consumatore. E' però decisivo il controllo sulle risorse finanziarie, o con l'istituzione di cooperative di credito, guardando in direzione di una moneta locale. A dire il vero, queste alternative dal piccolo che hanno valore di segno, devono, in un medio periodo, ottenere un quadro politico che consapevolmente le agevoli e contemporaneamente tenga a freno, attraverso la regolamentazione degli effetti devastanti del mercato mondiale. Qui si ritorna alle proposte di Kinz, che ha elaborato in materia di regolamentazione politica nazionale ed internazionale, ma senza l'aggancio di questa ad una forte economia globale, regionale ed ecosociale, in primo luogo il meccanismo del capitale resta dominante ed in secondo luogo non viene rafforzata dal basso la volontà politica di imporre opzioni politiche". E conclude "Qui poi, anche il modello biblico, della critica profetica del potere e delle regolamentazioni giuridiche, dà prova del suo senso e della sua forza. In pratica, oggi, questa impostazione significa per le Chiese la teologia. Partecipare a coalizioni all'interno della società civile, così da incominciare a costruire una forza di opposizione al potere alternativa. Questa è la seconda parte della duplice strategia, accanto al rifiuto, al no, e alle alternative al piccolo nella speranza del Regno di Dio".
Io lo vivrò nei sotterranei della vita e della storia. Vi prego, ricordatevi. Io vi sentirò molto vicino a me e spero di sentire buone notizie da questa Bergamo, uno degli angoli del cuore della bestia finanziaria italiana.
La sfida è il cammino vero verso Korogocho.
Vi tocca una sfida enorme - è inutile piangere su Korogocho se non riuscite a muovervi su piccoli passi verso questo.
Io vi porterò dentro, vi porterò con i poveri e vi chiedo di avere la certezza che nonostante tutto quello che vivono i poveri, continuano a lottare senza stancarsi e con il sorriso sulle labbra. Non stanchiamoci, perché sono sicuro che ce la faremo. Perché la vita, nonostante tutto quello che abbiamo attorno, vince. E grazie a voi.