Casapagina di Andrea Fanfani - andrea[@]linux.it home | bio & work | text | images | about
Cinici e dintorni
Se la bellezza salverà il mondo...
il cinismo ci salverà il culo. Frase famosa prodotta qualche anno fa in alcuni deliri. Oggettivamente è vero. Una sana dose di cinismo permette di vivere, o quantomeno sopravvivere, in differenti ambienti. Permette di vedere le cose in maniera diversa, permette di criticare. Magari non sarà politicamente corrette, non farà arrivare a natale tanti bei doni, ma sicuramente aiuta. Di seguito alcuni pensieri particolarmente cinici raccolti.

    Battute sulla guerra
    • Gli Stati Uniti troveranno le armi di distruzione di massa. Giusto il tempo di portarle li.
    • Vendesi tavoletta sumera originale, prezzi modici, arrivata giusto giusto l'altro ieri.
    • Come saranno felici i bambini irakeni di giocare con la loro nuova Playstation al videogioco Shock and Awe. Come saranno felici di giocare al videgioco, che, casualmente, ha lo stesso nome dell'operazione americana che gli ha bombardato la casa e portato via i genitori. Come saranno contenti di schiacciare, con le loro protesi artificiali alle mani, i pulsantini sul paddle...

  • Una manifestazione per la pace
    Anche se non è il posto più adatto dove metterlo, è comunque molto vicino...

    Cronache di una manifestazione annunciata.
    Nel pomeriggio di sabato manifestazione in centro a Torino contro la guerra. Appuntamento all'ultimo momento in piazza castello, sotto il monumento del soldato lombardo. Manifestazione quasi finita, in piazza ci sono mammine nerd con i bimbi, coppiette che fanno lo struscio, ragazzine con le borse di Pimkie, gruppi di ragazzini con i telefonini, gente in bicicletta, venditori di bandiere della pace, ragazzi con i cani. Un normale sabato di primavera a Torino.
    Dal lato di via Roma arrivano i manifestanti, seguono un furgone con sopra gente che fa rotolare i birilli. Dal lato di via Po, vicino al monumento al Duca d'Aosta si stanno radunando le persone che arrivano da via Po. Sopra al monumento qualcuno suona e balla, attorno si fuma, si osserva e si prende il sole.
    Ci sono ragazzini con gli zaini e i piercing, fotografi, signore di una certa eta'. Manifestanti con la barba. Da via Po, viene su un corteo con bandiere rosse e uno striscione con scritto federazione anarchica italiana. Scendiamo da via Po, lato sinistro verso il fiume, per vedere il corteo. Incontriamo un gruppo di donne arabe, con il velo e i festiti lunghi, con una marea di bimbi. Reggono una gigantesca bandiera irachena e gridano in arabo. Dietro, un furgone con sopra, davanti, di fianco uomini della comunita' araba. Ripetono ad altissima voce quello che un altoparlante urla, ogni tanto si fermano, si mettono in ginocchio e alzando le mani ripetono le frasi. E' uno spettacolo decisamente impressionante, piu' che altro per il vigore con qui lo fanno.
    Dietro alcuni ragazzi con cani, bottiglie di birra, giubbotti di pelle e borchie. Dietro ancora i soliti poliziotti con i gipponi a chiudere il corteo. La manifestazione sembra finita, si cazzeggia e si guarda la gente. Ad un tratto qualcuno urla, dal davanti del corteo Fateli avanzare, fateli andare avanti.
    Le persone in fondo iniziano a correre tutte assieme. Da una via laterale compare un gruppo di carabinieri affiancati, con scudi di plexiglass, caschi e manganelli. Non si ha il tempo di rendersi conto di cosa stiano facendo. Dal lato di via Po la stessa cosa, formata pero' da poliziotti. Il corteo sbanda, le persone ai lati si tirano indietro, ci appiattiamo contro un muro senza troppo capire cosa succede. I gipponi in fondo vengono avanti, lungo il marciapiede di via Po un gruppo di carabinieri si mette a correre verso la piazza. Le persone che guardavano il corteo, quelle che andavano per negozi o semplicemente facevano lo struscio rimangono coinvolte. Molti si rintanano nei bar, qualcuno in negozi.
    Risaliamo verso piazza Castello. Ci sono alcuni capannelli di persone e agenti, che litigano. Un paio di persone sono a terra, con agenti intorno. Si sentono dei colpi, come dei petardi. Si vede un carabiniere con la carabina-clava. Si vede un ragazzo con i dread strattonato via. Si vede del fumo in piazza. Il camion con gli uomini arabi e' vuoto, sono spariti tutti. Sono sparite anche le donne e i bambini davanti. Rimangono, ai lati, alcuni manifestanti e soprattutto i passanti. Arriviamo in piazza passando da via Verdi. Vediamo persone dietro ai portici, qualcuno raccoglie un sanpietrino.
    La piazza e' vuota, il monumento con sopra i suonatori e i manifestanti davanti e' vuoto. C'e' fumo nella piazza. Un gruppo di poliziotti e' schierato all'imbocco della via, alla sinistra un gruppo di manifestanti piuttosto minacciosi. Per terra sassi e residui di lacrimogeni. La gente e' sparita. Cominciano a volare urli e insulti. I poliziotti rimangono fermi, piu' defilati i carabinieri. Tutti con i caschi, scudi e manganelli. Ci troviamo nell'imbarazzante posizione di avere davanti i poliziotti e davanti ancora i manifestanti. Non e' un posto molto sano, quindi ci spostiamo. Raggiungiamo il monumento al duca d'aosta. Come noi altre persone salgono per vedere meglio la piazza. Ci sono ragazzini con gli zaini, papa' con i figli, pacifisti con tamburi, gente in bicicletta. Tutti molto intimoriti. Qualcuno grida insulti, qualcuno trema leggermente, qualcuno cerca di guardare verso via Po. Si forma un capannello di poliziotti, che rimangono fermi. Ci sono altri poliziotti, in tenuta con caschi e scudi davanti alla procura, sulla sinistra e davanti al teatro regio. Qualcuno litiga in lingue non conosciute. Ci avviciniamo verso i poliziotti, incoscientemente, per capire cosa e' successo. Ogni tanto partono dei cori da stadio.
    Il resto del tempo lo si trascorre mantenendosi a distanza piu' o meno di sicurezza, cercando di capire cosa e' accaduto. Ci si avvicina, ci si sposta, si cerca di tornare indietro. Alcuni ricominciano a suonare sul monumento, ma senza troppa convinzione. Arrivano un paio di ambulanze senza sirene. Si fermano tra i carabinieri e i poliziotti e rimangono li. Ricompaiono, piu' o meno alla chettichella, alcuni arabi. Ci sono papa' che portano i bimbi. Le donne non si vedono. Il tempo passa, le persone rimangono li ad aspettare. Alcuni arrivano dall'altra parte della piazza, altri da via Po. Vedo diverse persone che dovrei conoscere, ne incontro altre. Arriva il buio. In gruppetti alcuni poliziotti si allontanano verso la procura. Altri rimangono li. Arriva un'altra ambulanza. Il cordone di polizia avanzato arretra, si scioglie. Con il buio si formano dei capannelli di poliziotti e cittadini che discutono. Alcuni animatamente, altri, con fare molto italiano, commentano come si commentasse una partita. Ci sono signori di una certa eta' con i capelli bianchi e gli impermeabili. Un coretto in arabo si anima di lato. I poliziotti si tolgono i caschi e fumano, parlano alla radio. Ci si puo' inoltrare in mezzo a loro. I carabinieri sono scomparsi da via Po. Alcuni sono in una via laterale, altri fumano vicino ai gipponi e cazzeggiano. Un paio di ufficiali parlano con un civile. Il furgone viene portato via.
    Le ambulanze sono aperte e medicano gente. Una ambulanza va via senza sirena. E' buio, i lampioni sono accesi. C'e' un po' di vento. Scendiamo da via Po. I venditori di chincaglieria sulla destra stanno sbaraccando, in fondo una pattuglia di vigili devia il traffico. Risaliamo verso la piazza. Passando dal lato via roma vediamo cocci di bottiglie, bruciature per terra che sembrano di petardi, sassi. Una autopompa dei pompieri staziona davanti a McDonalds, insieme ad alcuni carabinieri. I poliziotti davanti al regio non ci sono piu', rimangono quelli davanti alla questura. E' buio e non c'e' quasi piu' nessuno in piazza. Le fermate dei pulmann hanno le vetrine divelte. Ci sono un paio di cestini in mezzo alle rotaie. Ci allontaniamo da via Roma.

  • Due Diligence
    E' affascinante come alcune buzzwords si diffondano. Improvvisamente la stessa parola viene usata da persone diverse, che non si conoscono, e che la usano in ambiti diversi. La Due Diligence e' sostanzialmente una mega-super-iper ispezione galattica che viene fatta, in teoria sia su carta che sul campo, su una azienda che si vuole comprare/prendere/acquisire. La Due Diligence viene in genere fatta da agenzie esterne, che hanno nomi con la & commerciale in mezzo, come nomi del tipo Morgan&Stones, Smith&Vesson Simmons&Ashley. I nomi sono rigorosamente inglesi, non certamente nomi del tipo Toto'&Peppino, Mimmo&Marco, Toni&Gianni. Dall'esito della Due Diligence ,in teoria, si dovrebbe decidere se fare la mega-super operazione galattica. In pratica, molto spesso imho, e' una giustificazione a posteriori...

  • Telesalvalavita Beghelli.
    Penso che l'installazione di oracle sotto Linux sia solo un pochino piu' difficile dell'installazione di un telesalvalavita beghelli. Questo cubo di 15 cm di lato, piuttosto pesante, dotato di telecomando con solo un tasto sopra e con 3 led in basso a sinistra e' un vero attrezzo del demonio. Ha bisogno di un collegamento alla rete telefonica e un collegamento di corrente. Se schiacciato un tasto o premuto il tasto sul telecomando comincia a chiamare in sequenza fino a 8 numeri, trasmettendo un messaggio pre-registrato. Se si risponde alla chiamata la sequenza si interrompe, se no viene ripetuta per n volte. A parte l'enorme led rosso che illumina in maniera sinistra le stanze dove il telesalvalavita viene messo (tipicamente le stanze da letto), a parte la pesantezza dell'aggeggio quello che e' terribile e' la fase di programmazione. Si programma con un telefono a selezione decadica (e gia' questo non e' banale per un vecchietto) dando una serie di comandi tramite tastiera e tasto di attacco e ascoltando i menu'. Ogni errore richiede di ricominciare l'intero ascolto del menu di configurazione. L'impostazione dei numeri deve essere fatta con una certa velocita', altrimenti si inframezzano troppe pause nei numeri. Alcune opzioni sono mal spiegate, il menu non e' navigabile e soprattutto non logico. L'interfaccia e' poco usabile. In pratica, la prima volta, si passa un paio di ore di panico ad ascoltare la vocina preregistrata. Tutto questo senza considerare che il vecchietto sara' costretto ad andare in giro con il telecomando al collo e che, in caso di attivazione, il simpatico giocattolo emette un forte tono in tutta la casa. La procedura di interruzione non e' immediata. Uno strumento che mai un vecchietto sara' in grado di usare da solo. Serve molto di piu' a far stare tranquilli i parenti del vecchietto che a salvare, ipoteticamente, la pelle del vecchietto stesso.

  • Le bandiere della pace
    Una bandiera della pace, quella con la scritta pace e i colori dell'arcobaleno costa circa 6 euro. Per averla, in un centro di distribuzione qui vicino, ci vogliono 3 giorni. Ci sono davanti 1600 prenotazioni e vengono consegnate con estrema lentezza. Sti bambini pachistani che lavorano 16 ore al giorno per fare le bandiere lavorano poco, bisognerebbe farli lavorare almeno 18 e pagarli di meno.
© Copyleft 2002